Crowdfunding: il nuovo Regolamento Europeo
In un’epoca caratterizzata da rapidi cambiamenti tecnologici e da una crescente ricerca di alternative ai canali di finanziamento tradizionali, il crowdfunding emerge come un pilastro innovativo dell’economia collaborativa.
Questo strumento consente a chiunque di accedere a risorse finanziarie attraverso il supporto collettivo di individui che credono nelle loro idee e sono disposti a sostenerle economicamente.
Ma non è tutto oro quel che luccica le novità introdotte dal recente regolamento europeo in materia potrebbero causare non pochi problemi a questo sistema.
Cos’è il Crowdfunding?
Innanzitutto, per chi ancora non lo sapesse, il crowdfunding è un meccanismo di raccolta di capitali che sfrutta il potere e la vastità di internet per ottenere piccole quantità di denaro da un grande numero di persone. Tale pratica si manifesta in diverse forme, dalle donazioni senza contropartite fino agli investimenti in cambio di quote di partecipazione in aziende emergenti, passando per il pre-acquisto di prodotti ancora in fase di sviluppo.
Il Regolamento Europeo sul Crowdfunding
Recentemente, il panorama del crowdfunding ha subito un’importante evoluzione con l’introduzione del regolamento europeo in materia, entrato in vigore il 10 novembre. L’obiettivo principale di questa nuova normativa è quello di armonizzare le regole per la protezione degli investitori e per la gestione delle piattaforme di crowdfunding operanti nell’Unione Europea.
Tale regolamento (Regulation (EU) 2020/1503) definisce requisiti chiari e precisi per le piattaforme, che ora necessitano di una licenza per operare in tutti gli Stati membri. Questo si traduce in una maggiore sicurezza per gli investitori e in una riduzione delle barriere burocratiche per le piattaforme stesse.
Inoltre, è stato posto un limite massimo di 5 milioni di euro per le offerte di crowdfunding realizzate in un periodo di 12 mesi per ogni progetto. Tale soglia servirebbe a garantire un equilibrio tra la necessità di raccogliere fondi e la tutela degli investitori meno esperti. In più, si introduce anche l’Investor Key Information Sheet (IKIS), un documento che riassume le informazioni chiave dell’offerta e che deve essere fornito agli investitori prima che questi si impegnino con i loro capitali.
La normativa europea promuove anche la trasparenza e la comunicazione chiara tra la piattaforma di crowdfunding e gli utenti, richiedendo informazioni dettagliate sul progetto, sui rischi, sulle commissioni e sul processo di gestione dei pagamenti.
Implicazioni e Futuro del Crowdfunding in Italia
In Italia i dati raccontati da Matteo Conti, relativi al primo semestre del 2023, mostrano una raccolta complessiva di €3,44 miliardi. Di questa cifra, €86,64 milioni provengono dagli investimenti in equity.
Fin qui tutto bellissimo. L’adozione di un quadro regolamentare unificato per il crowdfunding è un passo significativo verso l’integrazione dei mercati finanziari europei, e questa armonizzazione non solo facilita la crescita transfrontaliera delle piattaforme di crowdfunding, ma rafforza anche la fiducia degli investitori, elementi entrambi cruciali per lo sviluppo del settore.
In italia però, siamo molto indietro nel percorso di adeguamento alla nuova normativa, che viene appesantito dalla complessa burocrazia necessaria. Delle circa 85 piattaforme attive in Italia, soltanto 45 avevano fatto richiesta di autorizzazione fino al mese scorso e ancora non si sa quante di queste siano state autorizzate. Resta il fatto che i processi di adeguamento non potranno essere sostenuti da piattaforme senza un budget significativo, e le scartoffie ritarderanno la ripresa anche di quelle che ce la faranno, rischiando di bloccare il mercato del crowdfunding almeno fino alla fine dell’anno.
Una situazione difficile che poteva essere evitata, prendendo ad esempio altri Paesi europei, in 12 di essi già prima dello scadere dei termini più di sessanta portali erano stati autorizzati a operare in linea con il nuovo Regolamento.