Biennio da record per le imprese femminili: crescono del 40%
8 Marzo, festa della Donna, pioggia di mimose, ma anche pioggia di record per le startup al femminile.
Secondo i dati elaborati da InfoCamere per l’Osservatorio sull’imprenditorialità femminile di Unioncamere, sono 2000 infatti le startup innovative guidate da donne registrate a fine settembre 2022, ben 572 in più rispetto al 2019, numero che marca uno sprint non indifferente del 40% rispetto al biennio precedente, considerando anche che questa crescita è avvenuta in tempo di pandemia.
“La crescente propensione delle donne a impegnarsi in settori imprenditoriali più innovativi, oggi in gran parte ancora appannaggio degli uomini, è un fatto certamente positivo – sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete -. Speriamo che sempre più giovani vogliano seguire questo esempio, scegliendo di laurearsi in discipline Stem, oggi tanto ricercate dalle imprese”.
I settori e le regioni più innovative
Nei settori più innovativi la fa da padrone quello dei servizi alle imprese, in cui opera il 70% (1455) delle 2000 startup femminili. Segue il manifatturiero, con il 15% (306) e il settore del commercio con il 4,6% (91), la restante percentuale si sparge in altri settori economici.
Per quanto riguarda la localizzazione di queste startup innovative, sono quattro le regioni che insieme concentrano più del 50% del totale delle imprese guidate da donne: Lombardia (470), Lazio (263), Campania (204), Emilia Romagna (143).
È bene notare che questo notevole sviluppo è accompagnato con il crescente impegno delle donne nei settori a maggior contenuto di conoscenza, come la comunicazione, finanza e assicurazioni, istruzione, sanità e attività professionali, tecniche e scientifiche.
Exit: le donne lo fanno meglio degli uomini?
Un altro importante record per l’imprenditoria femminile è quello delle exit di startup: nel 2021 infatti si sono contate ben 23 exit di successo di startup fondate da donne, dato in crescita fin dal 2019, sebbene ancora lontano dal colmare la differenza con le controparti al maschile.
Ma a cambiare le regole del gioco potrebbe essere il “valore” maggiore delle exit guidate da donne. Un’analisi condotta da Pitchbook rispetto alle startup statunitensi nel 2019 e nel 2020, infatti, mostra come il valore di ‘uscita’ delle startup “con CEO donna è aumentato del 30%, mentre per i CEO uomini è crollata del 44%”. Inoltre, pare che le startup femminili siano anche più veloci,con un tempo medio per una exit “top” pari a 6,8 anni, quasi uno in meno rispetto a quelle maschili.
Ogni rosa ha le sue spine
Sebbene questi dati siano incoraggianti, il gender gap è ancora ampio. Le exit femminili in Europa contano appena il 3,8%, e salgono soltanto al 5% a livello globale, mentre le imprese femminili in Italia superano di poco il 22%.
Per fortuna il crescente interesse per l’argomento spinge i governi a incentivare l’occupazione femminile, con agevolazioni e sgravi fiscali. Nel 2022 il MISE ha destinato, anche grazie al PNRR (di cui abbiamo parlato qui), 200 milioni di euro alle imprenditrici tramite il Fondo Impresa Femminile, misura che ha riscosso un enorme successo e che verrà con tutta probabilità replicata anche nell’anno corrente. Oltre a questa, sono state varate anche molte altre agevolazioni, nazionali e regionali, che mirano a diminuire il divario tra donne e uomini, con contributi a fondo perduto, finanziamenti a tasso zero o agevolato e investimenti nel capitale, che possono rappresentare la base economica per avviare una nuova impresa o per sostenere un’attività già esistente.
[…] anche buone notizie: le imprese femminili stanno crescendo a un ottimo ritmo, come abbiamo visto in questo articolo, e nel 2020 si è registrato un aumento del 20% delle startup innovative rispetto all’anno […]